Federico Guiglia incontra e intervista il prof. Gabriele Valle, autore di “Italiano Urgente. 500 anglicismi tradotti in italiano sul modello dello spagnolo” (prefazione di T. De Mauro)
“Negli ultimi vent’anni la metà delle parole nuove della lingua italiana è costituita da anglicismi crudi, cioè non adattati nella nostra lingua”. A lanciare l’allarme contro i “lockdown”, “recovery fund” e gli “hotspot”, cioè vocaboli ripresi dall’inglese nella comunicazione in italiano nonostante l’esistenza delle corrispondenti espressioni di “confinamento”, “fondi per la ripresa” e “centri di identificazione”, è il docente italo-peruviano alla scuola universitaria per traduttori e interpreti Isit di Trento, Gabriele Valle. E’ l’autore del prezioso libro “Italiano Urgente, 500 anglicismi tradotti in italiano sul modello dello spagnolo” con la prefazione del grande linguista Tullio De Mauro.
Intervistato in video-conferenza da Federico Guiglia nell’ambito degli incontri già caricati su Facebook (https://www.facebook.com/akademiamerano/videos/316084109472613) e su Youtube (https://youtu.be/AXwnApo27B8) e promossi dall’Accademia di studi italo-tedeschi, il professor Valle ha spiegato che tutte le lingue neolatine, e in particolare lo spagnolo, il francese e il portoghese – “le nostre lingue sorelle”, come le chiama- traducono sempre o adattano gli anglicismi nella propria lingua anche con parole di nuova creazione. “Accadeva anche in Italia”, ha ricordato il docente. “Poi dagli anni Settanta ma soprattutto negli ultimi tempi questo meccanismo s’è rotto. Oggi siamo l’unico Paese di lingua neo-latina che, per esempio nella comunicazione digitale, dice “computer”, “password”, “link”, “mouse” pur esistendo il corrispondente termine in italiano. E poi la quantità di inutili anglicismi vanifica il presupposto principale di una lingua: farsi capire, comunicare”.
Il professore ha parlato di “grave sudditanza psicologica nei confronti della lingua dominante che porta al risultato del pasticciato itanglish. La contaminazione delle lingue è arricchimento per tutti. E’ una virtù. Ma contaminarsi significa rendere nella struttura della propria lingua ricevente i termini che arrivano dalle lingue straniere, e oggi dall’inglese in particolare. Noi per pigrizia, opportunismo o provincialismo stiamo rinunciando a farlo”.
Con altri studiosi, Gabriele Valle è promotore di una petizione al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per esporre la questione e sensibilizzare il mondo istituzionale, accademico e giornalistico, “come è avvenuto in Francia e Spagna con importanti dibattiti culturali”.
“Nei dizionari della lingua italiana si trovano 4.000 anglicismi non adattati”, conclude il professore. “Sa quanti sono nel dizionario spagnolo più autorevole della Real Academia? Meno di 200”.